Il monte e le alture rocciose, la grotta, la roccia e la pietra

Un tempo le alture rocciose, ovvero modesti rilievi montuosi rocciosi e con versanti sufficientemente ripidi, potevano offrire non solo un riparo sicuro per un esercito in fuga, ma costituivano anche un punto strategicamente più difendibile, poco accessibile soprattutto alla cavalleria, e sicuro da eventuali attacchi di sorpresa.

Spesso queste alture fungevano da collettori per l’acqua che infiltrandosi andava ad alimentare veri serbatoi naturali custoditi dalla roccia, essenziali per la sopravvivenza dell’uomo e degli animali. La roccia quindi era importante anche per l’acqua.

Oltre all’acqua, alcune montagne costituivano, non solo l’ambiente ideale per alcuni tipi di coltivazioni, come uva e ulivo, per la vita di animali selvatici commestibili  (cacciagione) o addomesticabili (es. capre) o per la raccolta di frutta o miele selvatico (miele di cedro, miele di roccia, ecc.), ma offrivano anche risorse minerarie (oro, argento, rame, ecc) o materiali da costruzione (legno, pietra dura) che favorivano lo sviluppo economico delle popolazioni che avevano scelto di abitarvici.

La roccia, di cui sono costituite le montagne, così piene di risorse utili alla vita dell’uomo e da cui sgorga anche l’acqua, un’acqua ancora incontaminata, è stata considerata nel tempo quindi come il seno materno, che protegge, nutre e disseta il bambino non ancora svezzato.

Le rocce, per le loro caratteristiche intrinseche, non solo di resistenza nel tempo, stabilità, refrattarietà al fuoco, ma anche di bellezza – come nel caso delle pietre levigate (marmi e graniti), che vengono utilizzate come materiale da costruzione e l’arredo degli interni di edifici importanti (residenze di re e funzionari di corte, ecc.), di edifici religiosi (templi, mausolei, ecc) o per la realizzazione di altari sacrificali – sono state sempre impiegate fin dai tempi antichi come materiale per la realizzazione di strade, ponti, oppure per la costruzione di edifici militari (torri, cittadelle fortificate, ecc.) e di abitazioni civili, stabilendovi le fondamenta oppure utilizzando le cavità naturali in esse scavate dall’erosione (grotte).

Per questo la roccia (la pietra, il monte o la grotta) è divenuta nel tempo non solo un simbolo di salvezza, protezione, sicurezza, forza, resistenza e stabilità ed ancora di purezza, sincerità e fedeltà, ma anche di ricchezza e prosperità. 

Inoltre le montagne hanno sempre rappresentato per l’uomo, fin dagli albori, dei luoghi inaccessibili, lontani, misteriosi e per questo spesso sede di divinità. 

Questa importanza che l’uomo ha dato questi elementi, in particolare al monte, alla roccia (ma anche alla pietra o alla cavità rocciosa) e più in generale la simbologia collegata ad essi, la ritroviamo anche in diversi testi sacri e nelle religioni più importanti del mondo:

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Cristianesimo ed ebraismo: La Bibbia

Il monte come luogo della salvezza e dell’incontro con Dio

Il monte, nella Bibbia, è il luogo dove Dio si fa vedere, stabilendo o suggellando un’alleanza che porta tutta una serie di benefici. Lo fa con Abramo sul Monte Moriah (Monti di Sion, Gerusalemme, Israele)

Vista di Gerusalemme, Israele – Il Monte Moriah dominato dalla Cupola della Roccia.

quando, dopo averlo messo alla prova chiedendogli di sacrificare suo figlio

“Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò»” (Gen 22,2),

gli promette una discendenza regale mostrandogli la sua fedeltà eterna

“Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere»” (Gen 22,14).

Lo fa anche sul monte Oreb (Monte Sinai,  Egitto), quando si mette a parlare con Mosè promettendo la salvezza di Israele:

“Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava” (Es 3,1-2)

oppure quando, sullo stesso monte, stabilisce la sua alleanza con il popolo di Israele, mostrando la sua fedeltà attraverso il dono delle 10 parole di vita. Per questo il monte diventa un luogo santo, “il luogo della dimora del Signore” dove la sua gloria può venire ad abitare in mezzo agli uomini:

“La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai” (Es 24,16b)

Monte Sinai, Egitto

 

Il Monte, simbolo dell’eredità e della fedeltà di Dio

Nella Bibbia il monte è anche l’eredità conquistata da Dio a beneficio del popolo di Israele e per questo è simbolo della sua fedeltà è anche quel luogo, più vicino al cielo, in cui l’uomo può incontrarsi con Dio perchè lì può manifestarsi ed accedere alla salvezza ed essere beneficato da tutti quei doni che da Lui scaturiscono:

“Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamato.” (Gl 3,5).

Sion infatti viene indicato da Dio al popolo di Israele come il luogo dove andare ad abitare, il luogo dove gli indica di costruire il suo tempio così da poter abitare in mezzo a loro

“Salomone cominciò a costruire il tempio del Signore a Gerusalemme sul monte Moriah, dove il Signore era apparso a Davide, suo padre, nel luogo preparato da Davide sull’aia di Ornan il Gebuseo (2 Cr 3,1)

“mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte, un altare nella città della tua dimora, immagine della tenda santa che ti eri preparata fin da principio (Sap 9,8).

“Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato.” (Es 15,17 )

Sarà il punto di riferimento per tutti i popoli che in esso troveranno la salvezza

“Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.” (Is 2,3)

e potranno pregare il Signore.

“li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 56,7).

Il monte come luogo di preghiera: Il Monte Carmelo

Sulla baia di Haifa (Galilea, Israele), il Monte Carmelo si erge con il suo sperone di roccia calcarea con un altezza di 250 m s.l.m.. Fa parte dell’omonima catena montuosa che dalla valle di Esdrelon si estende per circa 25 km ragiungendo i 550 m di altezza.

Il Carmelo era ritenuta una montagna sacra sia dagli egiziani che dai greci (era chiamata santa montagna di Zeus) e dai romani: “il dio venerato sul Carmelo non aveva nè tempio , ma solo un altare aperto” (Historia, Tacito). Il culto a questo dio veniva praticato in una grotta dedicata al dio Adone.

Elia scelse il Monte Carmelo dove cominciare la sua missione di profeta e difensore della fede dell’unico di Dio, contro il re Acab.  Sempre in questo luogo, secondo la tradizione giudeo-cirstiana, Elia insegnava ai suoi dsiscepoli. Vi sono tre luoghi che testimoniano questo passaggio: la grotta, interamente scavata nella roccia ed oggi inglobata nella Basilica della Stella Maris , la sorgente di Elia e la Scuola dei profeti.

Basilica Stella Maris, Galilea, Israele

Con  l’affermarsi del cristianesimo, sulle orme di Elia e di antichi eremiti ebrei, il luogo divenne ideale per una vita di preghiera eremitica. Tale movimento anacoretico si sviluppò in epoca bizantina.

Nacquero poi i monaci Carmelitani e quindi la devozione alla Madonna del Carmelo che sarebbe apparsa su questo monte ad uno dei monaci Simon Stock, consegnandogli lo scapolare.

Il monte Carmelo è anche la montagna sacra del Bahaismo una religione monoteistica, derivante dal Babismo,  nata in Persia a metà del XIX secolo che conta circa 7 milioni di fedeli.

Il tempio Bahai sul monte Carmelo(Galilea, israele)

Il Monte come luogo di difesa

Alcuni monti, utilizzati come punti strategici di difesa, sono poi diventati nel tempo simboli della forza di Dio contro i nemici invasori di Israele.  Uno di questi è il Monte Tabor dove è ambientata la battaglia, incoraggiata dal giudice Debora, tra Barak, re di Israele,  e Sisara generale del re cananeo Hazor. (Gdc 4-5). Alcuni di questi monti, fiorenti anche dal punto di vista commerciale, poi furono trasformati in città-fortezza, come il Monte Meghiddo (Galilea, Israele), da parte del re d’Israele Salomone, il quale dominava da W la pianura di Esdrelon tra la catena del Carmelo, i monti di Galilea, di Gelboe e quelli di Samaria, o come il Monte Masada da parte di Erode il Grande.

Intorno a Meghiddo, si sono decise nelle varie epoche grandi battaglie così che questo luogo fosse ricordato come un simbolo di guerra.

E qui che l’apostolo Giovanni nell’Apocalisse colloca infatti la battaglia di liberazione più grande, la battaglia escatologica finale (Armagheddon) (cfr. Gv 16,13-16)

Il luogo del riposo

Il monte quindi è il simbolo della vicinanza con Dio e quindi non ci si può meravigliare del fatto che ogni patriarca o figura biblica scelga una montagna dove essere sepolto. Abramo, Isacco e Giacobbe sul monte Ebron (Tomba dei Patriarchi, Grotta di Machpelah, Israele), Aronne sul monte Or(Hor, Edom, Giordania), Mosè sul Monte Nebo, Giuseppe presso il monte Garizim (presso Sichem/Nablus, Cisgiordania), Giosuè sulle montagne di Efraim, Davide sul monte Sion (Tomba di Davide). L’idea di trovare la propria sepoltura su di una montagna, un luogo vicino a Dio, rimane nella cultura e nella religione ebraica, come il desiderio di riposare in Dio.

“Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò sul monte della mirra e sul colle dell’incenso”  (Ct 4,6)

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La Tomba dei patriarchi, Machpelah, Israele

E’ anche la meta finale di tutti i popoli:

“Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti (Is 2,2)

nella quale potranno “vivere in Dio”.

“Verranno molte genti e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore (Mi 4,2)

Nella Bibbia il monte, così come la roccia è anche simbolo di stabilità, di qualcosa che rimane nel tempo come l’amore e la fedeltà di Dio

“Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre” (Canto delle salite (Sal 125,1 )

“Voi innalzerete il vostro canto come nella notte in cui si celebra una festa; avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto, per recarsi al monte del Signore, alla roccia d’Israele” (Is 30,29).

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Il monte Hor e Petra

Aronne, fratello di Mosè e di Miriam, fu seppellito sul Monte Hor, presso Petra (Jabal Harun, Monte Aronne). Petra, che nel Vecchio Testamento è chiamata con molti nomi fra cui Sela e Iokteel, mentre nei Manoscritti di Qumran il suo nome semitico era invece Reqem o Raqmuè (= variopinta), è importante anche per un altro episodio dell’Esodo. Poco fuori Petra vi sarebbe il luogo, in cui, secondo la tradizione, Mosè, su comando di Dio, colpì la roccia facendo sgorgare acqua (Numeri 20,10-11) e creando una vera e propria sorgente che avrebbe scavato una valle, oggi nota come Wadi Musa (Valle di Mosè).

Petra (Edom, Giordania)
Tombe di Petra, Giordania

Petra è situata ad un h =80-1396 m s.l.m., tra il Golfo di Aqaba e il Mar Morto, nella regione montagnosa di Edom a est del Wadi Araba.

Il luogo è accessibile solo da N-W, attraverso uno stretto sentiero di montagna, e da E per un canyon lungo circa 1,5 km e profondo fino a 200 m. Si tratta di un antichissimo letto fluviale.

Quello che rimane dell’antica città edomita (che poi divenne capitale dei Nabatei) sono le  numerose facciate, per la quasi totalità di sepolcri, splendidamente intagliate nella roccia  di arenaria, di età paleozoica (deposito deltizio Cambriano/Ordoviciano – Formazione di Umm Ishrin), della montagna.

Caratteristiche e spettacolari sono queste arenarie che mostrano sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco, al bianco, dovute alla diversa concentrazione e natura degli ossidi.

Le tombe di Petra sono state dichiarate Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO il 6 dicembre 1985 ed una delle Sette Meraviglie del Mondo (SMM).

L’area urbana, situata intorno ai 900 m s.l.m., è invece è caratterizzata da un vasto accumulo di pietrame derivante dal crollo degli edifici. L’area infatti si trova in una zona sismicamente molto attiva.

Al tempo di Gesù e degli Apostoli, la città di Petra, capitale del Regno di Nabatea governato da re Aretas (Cor. 11,32), era uno dei più importanti centri commerciali del Mediterraneo.

Il popolo di Petra costruì una civiltà ricca di genialità e cultura che realizzò non solo le spettacolari abitazioni ed i monumenti funerari tutti scavati nella roccia, ma anche un complesso sistema di irrigazione, basato sulla raccolta dell’acqua piovana all’interno di grandi vasche che consentì di rendere fertile il deserto e, quindi, di fare dell’agricoltura una delle colonne portanti del potere economico della città.

Inoltre Petra, secondo una tradizione cristiana, fu l’ultimo luogo di sosta dei tre Re magi prima di portare i doni al bambino Gesù (Matteo 2,1-12).

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I monti nei vangeli

Il monte Sion

Nei Vangeli ma anche in altri libri del Nuovo Testamento, è Cristo stesso che abita il monte Santo, infatti egli è il Messia, la Via, la Verità, la Vita. Questa visione la troviamo già prefigurata nei salmi e nei profeti:

“Chi salirà il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro” (Sal 24,3)”

“Sion altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re” (Sal 48,3) 

ed ancora

“Il lupo e l’agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, e il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte», dice il Signore” (Is 65,25)

 “Così dice il Signore: Tornerò a Sion e dimorerò a Gerusalemme. Gerusalemme sarà chiamata «Città fedele» e il monte del Signore degli eserciti «Monte Santo». (Zc 8,3)

Secondo la visione cristiana, Cristo è infatti la roccia, la pietra, il monte, la grotta di rifugio su cui si fonda tutta la vita dell’uomo.

Il Monte delle Beatitudini

Il Monte delle Beatitudini è una vasta collina, facente parte dell’altopiano del Korazim, che domina il lato Nord del Lago di Tiberiade che si eleva fra due valli fluviali, sopra le città di Tabgha e Cafarnao, raggiungendo abbastanza rapidamente circa 300 m s.l.m. (si consideri che il lago di Tiberiade si trova a circa -215 m. s.l.m.) fino alla antica città di Korazim.

Su questo monte Gesù pronuncia il suo più grande discorso, considerato il cuore del cristianesimo: il Sermone della Montagna. In un altro settore ma sempre su questo monte Gesù compie anche il gesto messianico della moltiplicazione dei pani e dei pesci con il quale si rivela ai suoi compatrioti come il Messia.

E’ lo stesso luogo dove appare risorto agli apostoli e ad altri.

E’ il monte in cui Dio, attraverso Gesù, compie la sua promessa di salvezza non solo per il popolo ebraico, ma per tutta l’umanità. Su questo monte infatti invia anche i discepoli per la missione di evangelizzazione.

E’ un monte che ancora oggi è di fondamentale importanza per il dialogo inter-religioso.


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Altopiano di Korazim

Altopiano di Korazim (Ramat Korazim da Korazim antica città ebraica) è un altopiano che si estende su una superficie compresa fra  80 km2 e 135 km2 ed è costituito per 2/3 da basalti vulcanici plio-pleistocenici (fra 1,6 fino a 5 ma) dove si trovano i rilievi più alti (Filon Hill, 409 m s.l.m) e per 1/3 da calcari e conglomerati dove invece si trovano le colline più basse (fino a 200 m s.l.m.), situato nella Galilea del nord, delimitato dalla Valle di Hula nel N, dal Mare di Galilea, nel S, dal monte Canaan ad W e dal fiume Giordano ad E.

Korazim 

Korazim è un’antico insediamento ebreo completamente realizzato in roccia basaltica. E’ una zona protetta e sede centrale del Parco Nazionale del Korazim

Chorazim, nominata sia nel Talmud babilonese (Menahot, 85), che ne parla come di una città famosa per la produzione di grano, sia nei vangeli di Matteo e Luca  (Matteo 11, 20-24; Luca 10, 13).

In questa “città”, come in altre, secondo i vangeli, Gesù operò in modo possente. Tuttavia, poichè questa città rifiutava la parola e la salvezza, “non avevano cambiato le loro strade” è stata maledetta:

“Guai a te, Chorazim, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendosi di sacco e coprendosi di cenere.” (Luca 10, 13).

Nonostante questa evidenza testuale, gli archeologi non sono ancora riusciti a trovare un insediamento risalente al primo secolo.

A causa della condanna di Gesù, alcuni scrittori medievali antichi credevano che l’Anticristo sarebbe nato a Chorazim.


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Il Monte Tabor

Su monte Tabor (Galilea, Israele) Pietro Giacomo e Giovanni hanno visto Gesù trasfigurato

“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte (Mt 17,1)”. “Fu trasfigurato davanti a loro” (Mc 9,2).

In modo simile ma più completo di quando Mosè, salito sul Sinai, vide di spalle Dio. Per questo il Tabor è considerato dai cristiani il nuovo Sinai come dice Anastasio il Sinaita:

“E adesso ti vedo, tu che sei con il Padre e sulla montagna hai detto: Io sono colui che sono. Che io possa vederti per poterti conoscere. E adesso ti vedo non più di spalle bensì visibilmente sul Tabor. Tu che sei il Dio pieno di amore, nascosto nella mia forma umana. Tu che scendesti nel roveto ardente, che guidasti e dissetasti il popolo nel deserto, adesso sei sceso per umanizzare la natura dell’uomo che era disumana».

Il monte Tabor (530 m. s.l.m.) geologicamente è un’area rilevata circondata da terreni sedimentari in subsidenza (horst).

Il monte degli Ulivi

Il profeta Zaccaria indica il Monte Ulivi (815 m. s.l.m) (Gerusalemme, Israele), non solo come il luogo dove il messia poggerà i suoi piedi:

“In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra verso mezzogiorno” – Zc  14,4),

ma anche come il luogo da cui Dio comincerà a far rinascere i morti alla fine dei secoli come credono anche gli ebrei. Si comprende bene come cerchino di farsi seppellire su questo monte, tanto che, presso questo luogo, si contano oltre 150.000 tombe. Sul lato sinistro di questo monte (Valle del Chidron), si trovano anche le Tombe dei profeti Aggeo, Malachia e dello stesso Zaccaria, come vuole la tradizione ebraica.

Sul monte degli Ulivi si trova l’orto del Getsemani, dove Gesù ha vissuto le sue ultime ore della vita terrena.

“Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare»” (Mt 26,36)

All’interno della Chiesa di tutte le Nazioni (Gerusalemme, Israele), eretta nel luogo che la tradizione riconosce come il luogo in cui Gesù prima di consegnarsi alla sua passione pregò tutta la notte e, protetta da una recinzione in ferro battuto, è custodita una porzione della roccia originale (calcarea) che fu teatro di questo episodio evangelico.

Il Monte delle Tentazioni

Il monte nei vangeli rappresenta, non solo un luogo dove ritirarsi per pregare e dialogare con Dio,

“Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo” Mt 14,23,

ma è anche il luogo di prova come lo fu per Abramo. Gesù infatti viene tentato dal diavolo su di un monte altissimo, il Monte delle Tentazioni (Israele)

“Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria” (Mt 4,8)

Il Golgota (o Calvario) 

Il monte Calvario è una piccola collina di Gerusalemme (Israele), posta a quasi 760 s.l.m ormai completamente  urbanizzata, la cui cui sommità, rappresentata da uno sperone di roccia calcarea, è incastonata nella Basilica del Santo Sepolcro (Gerusalemme, Israele).

Per i cattolici e per gli ortodossi è il monte in cui Gesù, morendo sulla croce, ha dato il suo sangue ed offerto il suo corpo per la salvezza dell’umanità dalla morte e dal peccato. E’ il luogo della salvezza per eccellenza. Il luogo dove Dio ha manifestato il suo amore, donando all’umanità il suo unico figlio, affinché l’uomo potesse essere perdonato per sempre e poter essere considerato figlio di Dio.

E’ al tempo stesso, il nuovo Moriah, il nuovo Oreb ed il nuovo Sion.

La roccia del Calvario, secondo alcune tradizioni cristiane, non solo ortodosse, sarebbe stata anche la tomba di Adamo. Questo aspetto è ripreso nell’iconografia bizantina che raffigura, custodito dentro la roccia del Golgota, un teschio, il teschio di Adamo.

Per i cristiani protestanti invece, il luogo della crocefissione di Gesù e della sua sepoltura sarebbe un altro. Un generale britannico, Charles George Gordon, identificò una tomba scavata nella roccia, posta in un’area coltivata al di fuori delle mura, come luogo più probabile per la sepoltura di Gesù. Questo luogo viene solitamente indicato come Tomba del Giardino, per distinguerlo dal Santo Sepolcro.

La roccia

Nella Bibbia la Roccia è uno degli attributi di Dio

Nella Bibbia in particolare, non solo la roccia è addirittura un attributo di Dio ma spesso ne è addirittura l’identificazione:

Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo(Sal 18,3).

“Il Signore è roccia eterna e stabile” (cfr. Is 26,4, Dt 32,4; Sal 31,3). “Benedetto, il Signore, mia roccia” (Sal 144,1); “Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza” (Sal 89,27). Dio “è la roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto» (cfr. Dt 32,4).

Dio, così come la roccia. quindi è qualcosa di potente, che garantisce non solo sicurezza, protezione, salvezza ma è anche resistente nel tempo:

Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna (Is 26,4).

Quindi per un ebreo affermare che «Dio è roccia» vuol dire confessare che: Dio, il mio Dio, è fedele, stabile, retto, giusto, protegge, salva, nasconde dai nemici, nutre. Egli, come la roccia, non solo è l’origine della vita, ma le dona consistenza e solidità.

Per questo il peccato del popolo di Dio consiste nel dimenticare quest’origine, cercando altri appoggi: “La roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato” (Dt 32, 15.18).

All’infuori di Dio non vi è sicurezza e difesa: «Non c’è Santo come il Signore, perché non c’è altri all’infuori di te e non c’è roccia come il nostro Dio (1 Sam 2,2).

La roccia è anche il simbolo della fedeltà di Dio.

Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto” (Dt 32,4)

è anche un luogo importante dove Dio si manifesta all’uomo, dove gli mostra la sua fedeltà dissetandolo , come sulla roccia del monte Oreb (Monte Sinai, Egitto) il Monte di Dio (“Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà” – Es 17,6) oppure nutrendolo con un cibo fuori dal comune: “Li sazierai con miele di roccia” (Sal 80,16; Dt 32,13 )

Ogni volta che Dio si manifesta in un luogo oppure come ringraziamento per aver mostrato benevolenza, viene posta una pietra come testimone della sua presenza: “Allora Giacobbe eresse una stele dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libagione e versò olio” (Gen 35,14)

La pietra così come la roccia viene utilizzata anche per rappresentare qualcosa che garantisca resistenza sia materiale che spirituale. Tavole di pietra per esempio vengono infatti scelte da Dio per imprimervi sopra le dieci parole di vita, perchè Egli vuole che le sue leggi rimangano scolpite nel cuore dei credenti, in eterno (“Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul Monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio (Es 31,18)”

Nei vangeli la roccia è Cristo stesso 

Nei Vangeli questa metafora con la roccia o con la pietra viene utilizzata per esempio in riferimento alla stabilità. Gesù infatti, che sembra fra l’altro conoscere i più semplici principi di geologia delle costruzioni, durante il celebre discorso della montagna pronunciato, sul Monte delle Beatitudini, che si trova davanti al Lago di Tiberiade (Galilea, Israele), dice: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che [costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia (Lc 6,48)] (..) Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e [il fiume investì quella casa (Lc 6,48)], (…) ma essa non cadde, [non riuscì a smuoverla (Lc 6,48)], perché era fondata sulla roccia [era costruita bene (Lc 6,48)]” (Mt 7,24-25).

In un altro passo del Vangelo di Matteo, l’apostolo Simone verrà chiamato da Gesù, Kefa (ossia Pietra/Roccia) sulla quale verrà fondata la Chiesa  “E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.” (Mt 16,18).

La Chiesa sarà indistruttibile, stabile perché fondata sulla fede di Pietro, come lo fu Abramo, padre dei credenti

“Guardate ho trovato una pietra sulla quale potrò edificare e fondare il mondo” (Is 51,1s).

Queste parole, con cui Gesù conferisce il primato a Pietro, in cui di fatto stabilisce una Nuova Alleanza sono state pronunciate, secondo la tradizione, su di una roccia che venne utilizzata dagli apostoli per mangiare, dopo la seconda pesca miracolosa. Questa roccia chiamata anche, “Mensa christi” o “Tabula Christi”, si trova a Tabga in Galilea (Israele), all’interno della Chiesa del primato di Pietro, sulle sponde del Lago di Tiberiade.

Ancora nel Vangelo di Matteo, Gesù indica se stesso come la pietra d’angolo su cui tutto verrà fondato  “E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?” (Mt 21,42)

Gesù stesso quindi è la roccia/pietra su cui si fonda tutta la vita dell’uomo.

Per l’apostolo Paolo la roccia dalla quale il popolo attinge acqua è Gesù:

“Tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo” (1 Cor 10,4).


La Grotta, luogo di ristoro per il corpo e l’anima

La grotta ha sempre rappresentato per l’uomo non solo un luogo misterioso, tanto che è stata oggetto di molti culti, miti e leggende antiche (Dioniso, Hermes, Apollo e Mithra, ecc.) ma anche, come normale, un luogo pratico, che significava per le popolazioni primitive non solo protezione e rifugio, ma anche sostentamento, proprio come un utero materno.

Trovarsi nella grotta voleva dire essere al sicuro, sentirsi a casa.

Voleva dire anche ritornare nel seno materno nel momento in cui si è alla fine della vita.

Oltre le ragioni di tipo difensivo, esistevano delle ragioni di tipo economico che portavano le antiche popolazioni a preferire le grotte come habitat domestico, quali la convenienza economica e la mancanza di materie prime (legno), oltre la capacità delle rocce di mantenere il calore durante i periodi di clima rigido invernale e quello disperderlo rapidamente durante il caldo estivo.
Per questo si sceglievano le grotte più esposte alla luce solare, vicine possibilmente a sorgenti e a corsi d’acqua, e con l’apertura rivolta verso S per i venti caldi e protette dal lato N per ripararsi dai venti freddi.

La facilità di lavorazione di un certo tipo di roccia con i pochi mezzi e strumenti allora disponibili, infine, hanno convinto questi popoli a scavare e modellare la natura in forma di abitazioni, luoghi di culto, tombe, depositi e cisterne, dando luogo a complesse forme di antropizzazione, veri e propri insediamenti urbani .

Alcuni insediamenti, risalenti al tempo di Gesù, come quello di Qumran, così come Masada o Petra, erano interamente ricavati da cavità naturali ed erano caratterizzati non solo da numerose realizzazioni idrauliche funzionali alla raccolta e alla distribuzione dell’acqua (tunnel, cisterne, canalizzazioni e piscine – cfr Bagni rituali di Masada, Vasche di Salomone, Gerusalemme), ma anche da tombe rupestri che sono elementi caratteristici di parecchi siti, come la necropoli di Gerusalemme, le Tombe dei Re o i sepolcreti scavati nella valle del Cedron (o Chidron) (cfr. Tombe dei Profeti)

Le grotte normalmente venivano utilizzate anche per la sepoltura poichè non solo garantivano al corpo una più lenta decomposizione, ma anche per motivi di igiene.

Le sepolture di alcune popolazioni dell’Asia Minore, sicuramente fino all’età classica (e quindi anche al tempo di Gesù), avvenivano mediante deposizione delle salme in sepolcri ricavati da cavità naturali (grotte) e tumulati attraverso grosse pietre.

Mentre nel periodo preistorico le cavità naturali erano adibite ad abitazione poco o per nulla modificate dall’intervento dell’uomo, nell’età classica e poi soprattutto quella medievale presenta, le grotte invece vennero adattate dall’uomo o addirittura interamente scavate per propri usi specifici.

Altro esempio sono i villaggi tradizionali che sorgono spesso su un reticolo di grotte (utilizzate come magazzino, stalla o laboratorio) su cui vengono sovrapposte le abitazioni costruite all’aperto.

Non bisogna dimenticare come ancora al tempo di Gesù, ma ancora oggi da alcuni beduini, le grotte non solo erano utilizzate come riparo notturno e ricovero di fortuna per gli animali, ma anche per usi più specifici, come stalle organizzate con riserve di foraggio per gli animali o come focolare.

Un classico esempio di questi usi, sono la grotta di Bethlemme (Giudea, Israele), che altro non era che una cavità naturale scavata dall’erosione e adibita a stalla per gli animali, e la parte più interna della casa, dove abitarono Gesù Giuseppe e Maria, che si trova a Nazareth (Nazareth, Israele).

In epoca medioevale molte grotte naturali sono state utilizzate come luogo di ritiro spirituale per le comunità monastiche che hanno voluto continuare la tradizione eremitica iniziata con Elia.


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La grotta della Natività a Betlemme

Secondo la tradizione cristiana questa è la grotta della nascita di Gesù sulla quale sorge la grande Basilica della Natività. La sistemazione della grotta non è originale ma è stata modificata nel tempo a seguito del passaggio dei pellegrini che ne hanno nel corso del tempo modellato la tradizione.

Le grotte sotterranee

Le grotte sotterranee, attigue alla Grotta della Natività, già destinate fin dall’antichità a uso funerario, hanno mantenuto questa funzione. Molto vicina al luogo della Natività si incontra, divisa in due ambienti, quella chiamata di San Giuseppe.

Più distante si trovano poi altre piccole grotte, una delle quali è dedicata ai Santi Innocenti. Un’altra è il sepolcro delle Sante matrone romane Paola ed Eustochio, mentre l’ultima è la cella di San Girolamo. Qui il santo continuò la sua grande opera, iniziata a Roma, della traduzione della Bibbia nel latino della Vulgata.

Il campo e le grotte dei pastori di Betlemme

Ad E di Bethlemme, nei pressi di Beit Sahur, si trova il Campo dei Pastori. Qui sono state rinvenute delle grotte vicino ai campi di Booz. Secondo la tradizione cristiana, in queste grotte erano riparati i pastori nella notte gloriosa della Natività in cui l’angelo si manifesto a loro dicendo:

“Non temete! Ecco, vi porto una lieta novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo: Oggi nella città di Davide è nato un salvatore che è il Cristo Signore” (Luca 2, 10-11).

Altre grotte di pastori sono distribuite ad anfiteatro intorno alla chiesa moderna della Natività

La grotta del Latte

Non distante dalla Basilica della Natività si trova la cosiddetta Grotta del Latte. Qui, secondo leggenda del VI sec. Maria si nascose qui durante la strage degli innocenti, per mettere al riparo Gesù bambino. Giuseppe, avvertito da un angelo del pericolo, cominciò a  preparasi per partire per l’Egitto, mettendo fretta a sua moglie Maria. Lei per fretta fece cadere alcune gocce di latte mentre stava allattando su di una roccia bianca che miracolosamente divenne rosa. Sopra questa grotta i Francescani hanno eretto una chiesa che si trova a sua volta sulle rovine di una cappella di epoca paleocristiana.

Il villaggio rupestre di Nazaret

La casa-grotta del villaggio

Gli scavi hanno messo in luce i resti del villaggio agricolo dei tempi di Gesù, composto di semplici abitazioni che sfruttavano le grotte sotterranee, scavate nella tenera roccia calcarea. Esse erano parte delle case ed erano usate per i lavori domestici, come ricovero di animali o come piccoli forni (focolari). Mentre le abitazioni vere e proprie, in muratura, erano situate in superficie o addossate alle grotte.

Il carattere agricolo del villaggio è testimoniato principalmente da numerose buche a forma di pera con imboccatura circolare a chiusura lapidea, scavate nel calcare e utilizzati per conservare le granaglie. Insieme con queste buche furono ritrovate le cisterne che raccoglievano l’acqua piovana. Torchi per l’olio e per l’uva, affiancati da celle olearie e vinarie, facevano parte di un complesso produttivo di cui sono state trovate anche le macine di pietra.

Un ottimo esempio di abitazione semi-rupestre è visitabile nell’area archeologica a fianco della Basilica. Si può osservare una grotta, dove si conserva ancora un antico forno, alcune buche sul pavimento e maniglie ricavate nella roccia e una mangiatoia per gli animali. Questo fa pensare all’utilizzo della grotta non solo come come abitazione, ma anche come stalla.

La grotta dell’Annunciazione a Nazareth e la Casa di San Giuseppe

Inglobata nel Santuario dedicato c’è una grotta del villaggio rupestre di Nazareth è tradizionalmente venerata come il luogo dell’Annunciazione quando l’Arcangelo Gabriele si rivolse a Maria con queste parole:

“«Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» ” (Lc 1, 26-28). 

La grotta di Conone

La grotta dell’Annunciazione è affiancata dalla piccola grotta di Conone, dove vi è fatta memoria dell’ultimo parente nazaretano di Gesù morto martire nel 249 in Panfilia (Asia Minore).

La casa-grotta di San Giuseppe

Non lontano dalla basilica dell’Annunciazione è stata eretta la chiesa di San Giuseppe sul luogo che la tradizione vuole fosse l’abitazione della Sacra Famiglia. Negli ambienti sotterranei è stata ritrovata una grotta che conteneva una serie di buche a forma di pera e una grande cisterna in pietra, collegata con l’esterno da una scala intagliata nella roccia.

Si ipotizza che questo ambiente fungesse da battistero per i riti battesimali giudeo-cristiani. Ma non è esclusa l’ipotesi di una funzione agricola della vasca e delle grotte, da ascrivere dunque a un frantoio bizantino.

La grotta del Getsemani

La grotta, detta comunemente del Getsemani, che in aramaico indicava il luogo del frantoio, si trova alla destra della Tomba della Vergine e si apre alla fine di un corridoio. La tradizione colloca qui il tradimento di Giuda. Dopo l’agonia avvenuta nell’orto degli Ulivi, Gesù andò incontro agli apostoli che sostavano nella grotta, e qui lo raggiunse Giuda accompagnato dalle guardie. 

La grotta-prigione di Gesù nel palazzo di Caifa
Il pozzo-prigione di Gesù

La chiesa di San Pietro in Gallicantu (Gerusalemme, Giudea, Israele) , che sorge nei pressi della casa di Caifa, presso la quale Gesù fu condotto subito dopo il suo arresto, ricorda l’episodio evangelico delle 3 rinnegazioni di Pietro.

Nella Cripta di questa Chiesa è possibile visitare un un complesso di grotte.

Una di queste ha la netta caratteristica di una prigione.

Questo è il luogo dove fu rinchiuso Gesù nella notte del suo arresto, dopo il sommario processo davanti al sinedrio, in attesa di essere condotto da Pilato il mattino dopo

La grotta-cisterna del ritrovamento della Croce

Nella basilica del Santo Sepolcro, una scala scende nella cavità dove i romani buttavano i legni dei giustiziati. Questa grotta è onorata come il luogo del ritrovamento della Croce di Gesù. da parte dell’imperatrice Elena, madre di Costantino, che porto i legni della croce a Roma (Chiesa di S. Croce in Gerusalemme).


Fonti: Pietro A. Kaswalder – Descrizione geografica, storica e archeologica di Galilea e Golan – Ed Terra Santa, 2014 (digitale)

Antonio Bernardo – Nella Terra della Bibbia Guida di Terra Santa, EDB, 2006

La Bibbia di Gerusalemme


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