Islamismo: Il corano
La roccia ed il monte nella tradizione musulmana
Nella tradizione musulmana la roccia è un luogo che si trova più in alto, più vicino al cielo. Un luogo di preghiera e di incontro con Dio.
Una roccia molto importante per i musulmani, in questo senso, è la roccia che si trova a Gerusalemme incastonata all’interno della bellissima e famosa Moschea di Omar (o Cupola della Roccia). I musulmani credono che da questa roccia Maometto sia asceso al cielo nel suo miracoloso viaggio notturno, narrato dal Corano.
Sulla medesima roccia, il punto più alto del Monte Moriah, Abramo sarebbe stato sul punto di sacrificare Ismaele (invece di Isacco, come vuole la tradizione ebraica) prima di essere fermato da Dio che gli ordinava di non stendere la mano sul ragazzo.
La grotta sul monte della rivelazione
Sulla collina di Hira (oggi chiamato Jabal al-Nūr, presso Mecca, Arabia Saudita), che presentava uno splendido paesaggio, in una grotta naturale scolpita dall’erosione dentro la roccia calcarea, di fronte alla città della Mecca, Maometto si rifugiava per meditare passandovi giorni interi. Maometto non era affatto un eremita né era povero, ma anzi era un uomo ricco, fra l’altro già unito in matrimonio ad una donna di nome Kadigia (Khadijah bint Khuwaylid).
In queste riflessioni si concentrava in particolare sulle questioni riguardanti il giudizio divino e le “mancanze umane”. Nella notte fra il 26 e ll 27 del mese di Ramadan (il nono mese del calendario islamico), Maometto, secondo la tradizione confermata nel Corano, ricevette la visita del messaggero celeste:
“Dormivo, quando mi si presentò l’angelo Gabriele. Egli portava con sé un panno, che sembrava di broccato, e su cui erano impresse delle parole. “Leggi” mi disse Gabriele. Ma io obbiettai: “non mi riesce di leggere”. Allora I’angelo mi premette il panno sul viso, in modo tale che credetti di morire” soffocato. Per tre volte si ripeté I‘ordine, per tre volte risposi allo stesso modo, per tre volte credetti di morire, alla quarta, per paura gli chiesi: “Che debbo leggere?“. Allora l’angelo disse: “Leggi, nel nome del tuo Signore, il Creatore, che ha creato l‘uomo da un grumo di sangue. Leggi del tuo Signore che è Generosissimo. Leggi di lui, che ha insegnato l’uso del Calamo, che ha insegnalo all’uomo ciò che non sapeva. Ma, al contrario, l’uomo si fa prepotente, credendosi autosufficiente. Certamente, al tuo Signore è il ritorno” (Corano 96: 1-8). Ripetei dunque le parole, e l’angelo si allontano da me. Quando mi svegliai ebbi la sensazione che quelle parole mi fossero impresse nel cuore. Mi alzai, per salire sulla sommità del colle, e a metà dell’erta udii una voce che chiamava dal cielo: “O Maometto, tu sei l’Inviato di Dio e io sono Gabriele”. Alzai il capo, e vidi Gabriele in figura d’uomo, con i piedi che sfioravano l‘orizzonte. Ed egli chiamo ancora: «O Maometto, tu sei l’inviato di Allah e io sono Gabriele». Volsi allora il capo, e distolsi lo sguardo da lui. Ma ovunque io guardassi vedevo l’angelo Gabriele nelle stesse sembianze”.
Dopo quella notte Maometto cominciò a comunicare a quanti si univano a lui una serie di messaggi che considerava rivelati a lui da Dio stesso, Allah attraverso l’arcangelo Gabriele.
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