Sodoma e Gomorra erano città situate, secondo la Bibbia, nella zona del Mar Morto, dove si trova una profonda depressione tettonica. Si tratta della prosecuzione della Great Rift Valley che forma, nella sua parte settentrionale, la valle del fiume Giordano arrivando fino in Siria.
Le manifestazioni vulcaniche nella regione
Normalmente in corrispondenza di queste zone distensive, che si trovano all’interno dei continenti, la litosfera si assottiglia e l’astenosfera può risalire, e localmente, per cambiamento di pressione, fondere parzialmente. Così masse magmatiche possono risalire all’interno della crosta e fermarsi ad una certa profondità. Questa presenza di masse calde influenza la circolazione dei fluidi (acqua e gas) che si trovano all’interno delle rocce o in serbatoi naturali sotterranei che riscaldandosi tendono a mobilitarsi ed a risalire verso l’alto in pressione. A volte si possono verificare delle vere e proprie esplosioni causate dal gas e dall’acqua in pressione.
Testimonianze storiche
Ecco cosa scrisse a tal proposito nel I secolo a.C., della zona abitata presso Sodoma e Gomorra, lo storico greco Strabone:
“Presso Moasada (ndr oggi, Masada) si trovano alcune pietre scabre e abbruciate; e in più parti sono caverne aperte, e terra color della cenere: vi sono inoltre rocce che stillano pece; correnti d’acqua bollente che mandan lontano fetore, e qua e là abitazioni diroccate, tanto che riesce credibile ciò che molti raccontano di que’ luoghi, ch’ivi fossero una volta ben tredici città, delle quali fu metropoli Sodoma, di cui si sarebbe salvata una cinta di circa sessanta stadii. Che i tremuoti (ndr terremoti) e le eruzioni d’acqua calda asfaltica e solforosa abbiano fatto straripare il lago; che ad alcune rocce siasi appreso il fuoco, e che allora le predette città siano state o ingoiate o abbandonate da quanti poteron fuggire “. (Della Geografia, XVII)
La descrizione riportata da Strabone è conforme ad un’eruzione particolare chiamata, freatomagmatica, innescata o preceduta da terremoti, con emissione di grandi quantità di CO2 , gas di zolfo e/o acqua calde in pressione, con pioggia di pietre infuocate dal bitume (“pece”) ed è compatibile con la descrizione biblica:
“Ed ecco che il Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Egli distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo” (Genesi 19, 24-25)
Anche lo storico Giuseppe Flavio parla allo stesso modo della fine di Sodoma e Gomorra ne La Guerra Giudaica (4.8.4):
“venne consumata da fulmini, e difatti le vestigia del fuoco divino e le vaghe tracce delle cinque città sono ancora visibili” (La Guerra Giudaica 4.8.4)
Gli studi più recenti
Nel libro pubblicato nel 2002 che si chiama “Terre Perdute”, Peter James e Nick Thorpe citano un passo della Genesi in cui si parla di “pozzi di bitume” e riportano una testimonianza che risale al tempo di Giuseppe Flavio in cui si parla del Mar Morto come “lago d’asfalto” per le masse di idrocarburi solidificati, o bitume, che a volte si vedevano galleggiare sulle acque.
Secondo questi autori, nel capitolo dedicato a Sodoma e Gomorra, dopo essersi confrontati con alcuni geologi, affermano che queste città si sarebbero trovate proprio su un giacimento petrolifero, e come se non bastasse erano state costruite in corrispondenza di una fascia ad alta attività sismica e vulcanica.
Dorothy Vitaliano, uno dei geologi consultati, unendo i vari indizi scrisse:
“Un disastroso terremoto scosse la Valle del Siddim nel 2000 a.C., liberando un grande quantitativo di bitume e di gas naturale che furono incendiati da improvvisi focolai…se per la costruzione di mura e abitazioni fossero state usate rocce ad alto contenuto di bitume, questo avrebbe aggiunto combustibile alle fiamme”. In questo libro si citano anche due studiosi, David Neev della Geological Survey of Israel e K.O. Emery della Woods Hole Oceanographic Institution (Massachusetts), che nel 1995 dedicarono un intero libro alla distruzione di Sodoma e Gomorra. Da un punto di vista geologico, sostennero che è perfettamente plausibile supporre che la vicenda sia il risultato di un devastante evento sismico occorso alla fine dell’età del bronzo antico (2200-1600 a.c.). I due studiosi affermano inoltre che gli incendi sarebbero stati alimentati dagli idrocarburi fuoriusciti dalle fratture del terreno, e sottolineano che in quella zona il bitume è impregnato di zolfo, le acque salmastre ad elevate temperature, liberate dal terremoto, possono produrre una micidiale miscela di gas di idrocarburo ricco di zolfo e di solfuro d’idrogeno. Il diossido di zolfo avrebbe generato una ricaduta di piogge acide che avrebbero fatto strage di piante, animali e uomini.
Le rovine di Sodoma e Gomorra non sono state ancora ritrovate. Pertanto queste ricostruzioni sebbene plausibili scientificamente rimangono al momento solo delle supposizioni.